Focus 29 Dicembre 2021

Malato di fibrosi cistica, riceve fegato e polmoni

Una maratona di 22 ore che ha coinvolto diverse equipe chirurgiche. È quanto avvenuto all’ospedale Bambino Gesù di Roma per consentire a un 16enne malato di fibrosi cistica di ricevere un fegato e dei polmoni nuovi. La patologia, che generalmente colpisce l’apparato respiratorio, nel suo caso ha interessato fegato e pancreas: inizialmente seguito a Napoli, sua città di origine, il ragazzo è stato poi preso in cura dal centro fibrosi cistica della struttura capitolina in vista di un programma di trapianto. 

A seguito della grave insufficienza respiratoria e del danneggiamento epatico provocato dalla malattia, il 16enne è stato inserito in lista per un trapianto combinato fegato-polmoni. Una delle principali complessità di questo tipo di intervento è la scarsa disponibilità di donatori che abbiano caratteristiche immunologiche e dimensionali degli organi tali da permettere il prelievo contemporaneo. L’attesa del trapianto per il sedicenne in cura al Bambino Gesù è stata pertanto lunga, con un progressivo peggioramento delle sue condizioni respiratorie che hanno portato, alla fine di settembre, a un ricovero urgente in terapia intensiva, con necessità di intubazione e ventilazione meccanica.

Le condizioni del ragazzo erano critiche quando si è reso disponibile un donatore idoneo al prelievo dei polmoni e del fegato. L’intervento ha visto la rimozione dei polmoni malati, con il paziente messo in circolazione extracorporea – grazie alla macchina cuore-polmoni che ne sostituisce temporaneamente le funzioni – per poi impiantare gli organi nuovi. Ripresa la funzione dei polmoni e del cuore, è stata interrotta la circolazione extracorporea e realizzato il trapianto del fegato. L’intervento è durato complessivamente 22 ore: se si aggiungono anche le procedure di prelievo effettuate nell’ospedale del donatore, sono state necessarie più di 36 ore per un totale di oltre 40 professionisti coinvolti. È il primo trapianto combinato di polmoni e fegato eseguito interamente dagli specialisti del Bambino Gesù.

Oltre alla complessità organizzativa e alla necessità di disporre di tante diverse competenze pediatriche, un altro aspetto critico dell’intervento eseguito è stata la sua lunga durata e la necessità di preservare gli organi in attesa di essere trapiantati: il fegato, infatti, doveva attendere che venisse ultimato il trapianto dei polmoni. Per ottimizzare la riuscita è stato quindi utilizzato il sistema di perfusione extracorporea del fegato (una tecnica che permette di prolungare i tempi di ischemia, cioè l’intervallo durante il quale l’organo rimane al di fuori dell’organismo, migliorando la conservazione dell’organo stesso) che lo ha mantenuto “vitale” sino al termine della procedura toracica.

Il paziente è stato successivamente trasferito nella rianimazione cardiochirurgica e in seguito nel reparto di fibrosi cistica: 54 giorni dopo il trapianto è tornato a casa.