Focus 05 Luglio 2023

Non dormi la notte? Può essere tutta colpa del fegato: sorprendenti risultati di una ricerca canadese

C’è una connessione tra orologio biologico e fegato. A rivelarlo è una ricerca dell’Università del Queensland, pubblicata dalla rivista Science Advances. Da sempre si ritiene che sia il cervello a influenzare il cosiddetto ritmo circadiano, ma il gruppo di studio composto dal professore associato Frédérc Gachon dell’Istituto di bioscienze molecolari dell’Università del Queensland, dal dottor Serge Luquet dell’Université Paris Cité/CNRS e dai loro collaboratori, ha dimostrato che anche le cellule epatiche agiscono sull’orologio centrale. Una conclusione a cui il team è giunto dopo aver condotto una ricerca su alcuni topi con fegati umanizzati.

Prima di addentrarci nel merito dello studio, va ricordato che cos’è il ritmo circadiano e che funzione svolge. Composto da circa 20mila neuroni, si trova nell’ipotalamo. Si tratta di una sorta di orologio, non a caso viene detto anche orologio biologico, che sincronizza il modo con cui il corpo reagisce al passare dal giorno alla notte. Agendo come un “pacemaker” regola il ciclo sonno-veglia, o meglio, il sistema endocrino al ciclo di luce e buio, mandando gli impulsi al rilascio di alcuni ormoni in certe quantità in determinate ore del giorno. Regola, in sostanza, alcune funzioni fisiologiche come il sonno, la temperatura del corpo, la secrezione ormonale, il metabolismo, e l’alternanza giorno-notte.

Fino ad ora si pensava che il ritmo circadiano fosse controllato esclusivamente dall’orologio circadiano centrale composto, come detto, da un gruppo di cellule cerebrali. L’Università del Queensland, invece, sostiene che anche quelle epatiche possono influenzare questo “pacemaker”. La ricerca ha dimostrato che i topi, in cui sono state trapiantate cellule epatiche umane, hanno modificato le loro funzioni biologiche. I topi sono animali notturni, tuttavia, quando al campione oggetto di studio sono state sostituite le cellule epatiche con quelle umane, questi hanno iniziato a mangiare e dormire in orari diversi dagli altri. “Il loro orologio circadiano – ha detto il professor Gachon – è avanzato di due ore: hanno iniziato a mangiare e ad essere attivi prima che iniziasse la notte”. La ricerca approfondisce quindi la conoscenza dei meccanismi ormonali e neuronali con riferimento al ruolo del fegato nel controllo dei ritmi circadiani. Lo studio è importante per le implicazioni sulle malattie metaboliche e del fegato.

Il professor Gachon ricorda, infatti, che queste sono associate a sonno interrotto, alimentazione irregolare e disturbi dell’orologio circadiano. “Questo studio – spiega – suggerisce che la funzionalità epatica anormale sta probabilmente guidando questo ritmo disturbato e quindi il ripristino della fisiologia del fegato potrebbe giovare alla salute e al benessere dei pazienti”. Il dottor Gachon sottolinea come la regolazione dei ritmi circadiani sia più complessa di quanto immaginato e, conclude, “presenta strade per indagare su potenziali nuovi trattamenti per le malattie metaboliche”.