Focus 07 Maggio 2020

Risposta immunitaria elevata, aminotransferasi e bilirubina in aumento. Così il Covid incide sul fegato

Si chiamano aminotransferasi e bilirubina e, se alterati, possono evidenziare conseguenze a livello epatico nei pazienti malati da Covid-19. È il risultato di un’indagine effettuata su oltre mille pazienti cinesi e che è stata pubblicata sul New England Journal of Medicine.

Tuttavia, in base a un commento di tre epatologi dell’università di Birmingham e pubblicato sulla rivista The Lancet Gastroenterology & Hepatology, non sarebbe da escludere l’ipotesi che l’alterazione dei due indicatori sia stata condizionata dall’aumento della risposta immunitaria. Va però ricordato come anche in occasione di altre epidemie diffusesi in passato, come ad esempio la Sars e la Mers, si fossero registrati danni epatici considerevoli nei pazienti colpiti: ecco perché la guardia dei ricercatori rimane alta.

Anche a livello italiano, su Liver International, Alessio Aghemo e Luca Valenti, epatologi rispettivamente dell’Humanitas e del policlinico di Milano, hanno confermato come a oggi non ci sia conferma certa di “infezioni al fegato dovute da Sars-CoV-2, né di quali siano la frequenza e le caratteristiche del danno epatico che può colpire i pazienti affetti dal virus”.

Insomma, il Coronavirus non lascia il segno soltanto nelle vie aeree. Oltre alla polmonite interstiziale, infatti, prima malattia generata dal contagio, anche il cuore finisce per così dire sotto i riflettori. Episodi cardiovascolari (infarti) o cardiocerebrovascolari (ictus) sono stati i primi a essere registrati proprio in Cina, Paese da dove si è diffusa la pandemia, per poi venire confermati anche su Jama Cardiology con il caso di una donna di 53 anni giunta in ospedale in buona salute, ma con un quadro clinico che in pochi giorni è risultato compatibile con una miocardite. Questo perché il Covid-19 determina un aumento rapido e significativo della risposta infiammatoria, che può coinvolgere anche i vasi sanguigni e il cuore stesso, fino a casi più gravi con aritmie cardiache fatali.

Infine le problematiche renali. Se inizialmente si pensava che chi fosse dializzato o trapiantato fosse maggiormente soggetto a problematiche più gravi, il Coronavirus ha dimostrato di poter colpire anche quei reni che inizialmente erano in buona salute. In basi ai dati della Simg (la Società italiana di medicina generale), nelle autopsie condotte finora, si è visto che un terzo dei pazienti è deceduto a causa di un’insufficienza renale acuta, un’infezione che provoca un aumento della microcoagulazione del sangue in vari organi. La causa dei danni renali potrebbe trovare una risposta nel mutamento della coagulazione del sangue, ma anche nel ruolo dei recettori ACE2: alcuni studi hanno infatti ipotizzato un ruolo di “vettore” del virus verso l’interno delle cellule. E il fatto che li si ritrovi anche a livello renale lascia supporre un’azione analoga nei “filtri” del nostro corpo.

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