Steatosi epatica non alcolica: secondo uno studio britannico, i figli di madri obese sono più a rischio
I figli di madri obese sono più soggetti a sviluppare, entro i 20 anni di età, la steatosi epatica non alcolica (NAFLD). È quanto emerge dallo studio condotto da un team di ricercatori dell’università di Bristol.
Considerata ormai come la prima causa di malattia epatica nei Paesi occidentali, è a sua volta la causa di morte più comune nella fascia d’età 35-49 d’Oltremanica. Numeri ufficiali dell’NHS, il Sistema Sanitario Nazionale del Regno Unito, indicano che fino a un terzo di chi vive in UK riporta fasi iniziali della patologia, il che significa che vi sono tracce di grasso nel fegato: una diagnosi precoce consente non solo di escludere rischi maggiori, ma addirittura di invertire il danno epatico.
Se l’età rappresenta un fattore di rischio, circa il 20% dei 24enni inglesi ha mostrato depositi di grasso epatico, un dato che ha portato i ricercatori a stabilire una correlazione con quanto avviene nell’utero. Lo studio, che sarà presentato in occasione dell’International Liver Congress 2021, ha permesso di analizzare le scansioni del fegato di 2.961 pazienti nati in Inghilterra e coinvolti dalla ricerca longitudinale “Children of the 90s”: per la maggior parte di loro è stato possibile avere anche informazioni sull’indice di massa corporea dei genitori. Il team ha constatato, dopo un’analisi di fattori come età materna, fumo in gravidanza e classe sociale, che l’obesità delle madri prima della gravidanza era associata a poco più del doppio del rischio che i figli sviluppassero la NAFLD rispetto a quelli di madri non obese. Seppur il rischio sia associato anche ai padri obesi, lo studio avrebbe riscontrato una particolare influenza proprio all’interno dell’utero e non tanto nelle abitudini alimentari del nucleo familiare.
L’obesità materna pre-gravidanza sta causando, quindi, uno sviluppo precoce di fegato grasso nei figli, rendendoli vulnerabili a malattie epatiche più avanzate.