Focus 29 Aprile 2021

Trapianto di fegato, la macchina da perfusione riduce il rischio di stenosi biliari non anastomotiche

La perfusione ipotermica ossigenata del fegato può ridurre l’incidenza di complicanze biliari come le stenosi non anastomotiche. È quanto emerge da uno studio multicentrico e controllato condotto dalle università di Groningen, Rotterdam e Leiden di Olanda, dal King’s College Hospital di Londra e dalle università di Leuven e Ghent in Belgio, e pubblicato sul New England Journal of Medicine.

La ricerca ha coinvolto 160 pazienti che dovevano sottoporsi a trapianto da donatore dopo morte circolatoria: alcuni avrebbero ricevuto l’organo dopo la perfusione in macchina ossigenata ipotermica, mentre altri dopo la sola conservazione statica convenzionale a freddo. L’obiettivo era quello di valutare l’incidenza delle stenosi biliari non anastomotiche entro un periodo di sei mesi dall’intervento. Gli endpoint secondari includevano altre complicanze generali e correlate al trapianto stesso.

Delle persone coinvolte, escluse 4 che non hanno ricevuto un fegato nel corso di questo studio, 78 hanno ricevuto l’organo trattato in un modo e altre 78 in un altro. Le stenosi si sono verificate nel 6% di coloro che erano inseriti nel gruppo della macchina ossigenata ipotermica e nel 18% di quelli dell’altro gruppo. La sindrome post reperfusion si è verificata nel 12% dei destinatari di un fegato perfuso a macchina e nel 27% di quelli nel gruppo di controllo. La disfunzione precoce dell’allotrapianto si è verificata nel 26% dei fegati irrorati dalla macchina, rispetto al 40% dei fegati di controllo. Il numero cumulativo di trattamenti per le stenosi biliari non anastomotiche è risultato inferiore dopo la perfusione meccanica, rispetto al controllo. L’incidenza degli eventi avversi è stata simile nei due gruppi.

Lo studio è quindi riuscito a dimostrare che la perfusione ossigenata ipotermica della macchina porta a un minor rischio di stenosi biliari non anastomotiche a seguito del trapianto di fegati ottenuti da donatori dopo morte circolatoria rispetto alla conservazione a freddo statica convenzionale.