Focus 16 Dicembre 2021

Steatosi epatica pediatrica, i fattori di rischio e come trattarla

La steatosi epatica (NAFLD) pediatrica è un fenomeno sempre più diffuso. Dati ufficiali dell’American Liver Foundation, indicano questa patologia come la più comune negli Stati Uniti, tanto da colpire circa 30 milioni di persone, di cui quasi 9 milioni con condizioni già evolute in steatoepatite (NASH).

Circa il 10% dei bambini americani ne è affetto, l’1% tra i 2 e i 4 anni di età e il 17% tra i 15 e i 19. Ma non solo. Il 38% dei pazienti pediatrici obesi ha la NAFLD: ci troviamo di fronte a una malattia di una gravità e diffusione tale da diventare, tanto per fornire un’idea precisa, la terza causa di trapianto di fegato tra gli adulti. Un epilogo che giunge al termine di un decorso che inizia fin dall’età adolescenziale. Tra i fattori di rischio che possono portare allo sviluppo della steatosi epatica pediatrica ci sono comorbidità come diabete di tipo 2obesità o sindromi metabolicheTra i casi registrati, nei maschi il numero è doppio rispetto alle femmine, inoltre una predisposizione crescente viene riscontrata nei soggetti ispanici rispetto ai bianchi o ai neri non ispanici.

Come per gli adulti, anche la steatosi epatica pediatrica non presenza sintomi. È possibile notare alterazioni negli esami del sangue o, al momento di una visita di routine, aumento del girovitaingrossamento del fegato o segni di insulino-resistenza individuabili con una colorazione scura sulla parte posteriore del collo e delle ascelle. Le cause non sono ancora ben definite, si passa da una predisposizione genetica a fattori scatenanti che contribuiscono all’insulino-resistenza e all’accumulo di grassi nel fegato. Terapie specifiche, così come per gli adulti, non ce ne sono. Il trattamento principale si basa sulla graduale perdita di peso attraverso una dieta adeguata e attività fisica: fare sport, infatti, non solo brucia le calorie, ma favorisce il metabolismo.