Focus 23 Maggio 2022

Dal primo trapianto di fegato in Italia alla prima donazione a cuore fermo

Era il 20 maggio 1983 quando, al Policlinico Umberto I di Roma, veniva effettuato il primo trapianto di fegato in Italia. Quarant’anni sono passati da quella data in cui il professor Raffaello Cortesini e la sua equipe entrarono nella storia della chirurgia del nostro Paese. Il primo al mondo in assoluto risale a vent’anni prima, in Colorado, ad opera di Thomas Starzi.

Il professor Raffaello Cortesini

La struttura capitolina, nei giorni scorsi, ha segnato un altro traguardo: la prima donazione di organi a cuore fermo nel Lazio. A permettere l’operazione una paziente 51enne ricoverata in terapia intensiva da cui sono stati prelevati fegato, reni e cornee. La donna aveva manifestato la volontà di donare gli organi e di non essere soggetta a nessun trattamento terapeutico forzato in caso si fosse trovata in condizioni gravissime con lesioni cerebrali irreversibili. Accogliendo la sua volontà, e anche le richieste dei familiari, è stato possibile procedere consentendo il trapianto in cinque pazienti tra Roma e Palermo.

Sono passati quarant’anni dal primo trapianto di fegato in Italia avvenuto proprio qui – spiega Fabrizio d’Alba, direttore generale del Policlinico – Credo che l’elevata competenza multidisciplinare dimostrata da tutti gli operatori coinvolti anche in una procedura così complessa come quella messa a punto nei giorni scorsi, sia la testimonianza di una scuola d’eccellenza legata ai trapianti all’interno del Policlinico, che ha saputo nel corso dei decenni ampliare le proprie capacità professionali e organizzative. Il mio pensiero va ai familiari di questa donatrice unica che hanno pienamente condiviso e supportato le sue scelte anche in un momento di grande dolore per la perdita della loro cara”.

Di norma la donazione degli organi è effettuata da donatore di cui è stata accertata la morte cerebrale, mentre in questo caso il cuore del donatore aveva smesso di funzionare per arresto cardiaco. La donazione a cuore fermo è una modalità lecita che non richiede riferimenti legislativi o etici differenti rispetto alle leggi esistenti che regolano l’accertamento di decesso del paziente con criteri neurologici. Il caso della signora ha rappresentato una situazione di particolare difficoltà che ha richiesto una procedura clinico chirurgica di alta complessità con un elevatissimo livello di collaborazione tra strutture di discipline diverse. Un processo di lavoro “in squadra” che ha coinvolto l’intero DEA Dipartimento Emergenza, a partire dall’Accoglienza dove gli operatori supportano ed informano i famigliari, i medici e gli infermieri del Pronto Soccorso, la Rianimazione DEA e quella Centrale con ECMO team, i tecnici perfusionisti, il personale di sala operatoria, il Team della perfusione degli Organi, l’equipe chirurgiche coinvolte e il personale sanitario del coordinamento locale donazione organi e tessuti.

A quarant’anni dal primo trapianto di fegato effettuato in Italia, un altro risultato importante per la sanità della Capitale.