Focus 03 Agosto 2023

Fegato, il Centro nazionale trapianti promuove l’Italia quale paese leader d’Europa: tutti i numeri

24mila trapianti di fegato in 20 anni, circa 1500 nel 2022 e l’anno scorso eseguito il primo prelievo di fegato al mondo da una donatrice ultracentenaria. Con questi numeri da primato, l’Italia si conferma leader in questo campo e si colloca sul tetto d’Europa per numero assoluto di trapianti.

A illustrare i risultati degli interventi e valutare la qualità delle strutture italiane ci ha pensato il Sistema informativo e di elaborazione dati del Centro nazionale trapianti che ha presentato il nuovo rapporto di valutazione che prende come riferimento un arco temporale che va dal 2000 al 2020.

Un’analisi che si articola in tre sezioni: le liste d’attesa, l’attività di trapianto svolta nei centri italiani e la valutazione dell’esito dei pazienti seguiti nel follow up post trapianto. Lo studio presenta anche due focus, uno sull’impatto della pandemia sull’esito dei trapianti di fegato e un secondo sui trapianti in età pediatrica.  Considerato l’ampio intervallo di tempo di osservazione, nell’arco del quale sono stati numerosi i progressi nella chirurgia e nel trattamento clinico dei pazienti in lista d’attesa e trapiantati, le analisi sono presentate considerando sia l’intero periodo 2000-2020 sia il più recente a partire dal 2014.

“Dal 2014 – si legge infatti nella premessa – si sono susseguite importanti variazioni sia dal punto di vista clinico, si pensi all’introduzione degli antivirali ad azione diretta per il trattamento dell’epatite C, sia dal punto di vista dell’allocazione”.

Partendo allora dalle liste d’attesa si trova subito il primo dato positivo: c’è un 52% di probabilità di arrivare al trapianto entro 6 mesi dall’iscrizione nelle liste, con un miglioramento dei 10% se paragonano i periodi 2002-2013 e 2014-2020 del 10%.  L’altro dato è la riduzione del tasso di mortalità in lista d’attesa che, a 2 anni dall’iscrizione, passa dal 16,2% al 12,2%. Cambiano, inoltre, le patologie per cui si richiede il trapianto: a una riduzione delle iscrizioni per cirrosi epatica, un tempo la patologia prevalente, si regista un aumento degli epatocarcinomi. Il maggior numero di iscrizioni avviene generalmente nelle regioni di residenza. Tra quelle, invece, che accolgono il maggior numero di iscrizioni da altri territori ci sono l’Emilia-Romagna, il Piemonte, il Veneto e il Lazio mentre la Campania e la Puglia sono le regioni con la maggiore mobilità in uscita.

Per quanto riguarda il trend degli interventi e quindi l’attività dei centri italiani, dai 7-800 trapianti dei primi anni 2000, si è passati agli oltre 1.200 del 2019, salvo poi registrare una flessione nel 2020 causata dalla pandemia, ma nel 2022, anno che non è inserito nel rapporto, gli interventi sono stati 1.474, anche in questo caso, il più alto numero in Europa.

Il rapporto analizza anche i donatori. È ancora basso il numero di trapianti da donatore vivente: circa 400 in vent’anni, pari all’1,6% del totale, di cui un quarto ha riguardato pazienti pediatrici. Nei trapianti da donatori deceduti, invece, si è osservato che l’età di questi ultimi è sempre più avanzata. Infatti, quasi il 50% aveva più di 60 anni al momento della morte e il 26% più di 70.

Tra le curiosità va segnalato, come detto, che nel 2022 a Firenze è stato eseguito il primo prelievo di fegato al mondo da una donatrice deceduta a 100 anni, 10 mesi e 1 giorno.

Lo studio evidenza anche un altro dato positivo che riguarda l’aumento della percentuale di sopravvivenza: nell’arco dei 20 anni per i pazienti adulti a un anno dal trapianto, è pari all’87,2%, mentre a 5 anni è del 75,8%, se però si considera il range temporale più recente, dal 2014 al 2020, la sopravvivenza arriva all’89,5% a un anno e supera il 90% nel 2020. Un trend che si registra anche con i pazienti pediatrici: la sopravvivenza a un anno supera il 90%, ma sale al 92,2% negli ultimi anni e nello stesso periodo sorpassa il 90% anche quella a 5 anni dal trapianto.

(Monica Di Lecce)