Giampiero Maccioni (Liver-Pool): “Aiutare i pazienti e le loro famiglie è il mio impegno costante”
Promuovere iniziative ed eventi per una migliore prevenzione delle malattie del fegato e assistenza alle persone ammalate e alle loro famiglie, dare voce a campagne di sensibilizzazione per la donazione degli organi e sostenere la ricerca.
Sono gli obiettivi e la ragion d’essere della Liver-Pool, la Federazione Nazionale Associazioni di Volontariato Malattie Epatiche e Trapianto fondata a Roma nel 2003. “Noi delle associazioni di volontariato federate nella Liver-Pool, a distanza di trent’anni dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale e da più di un decennio dalla nostra nascita, non potremo mai essere soddisfatti finché i malati di fegato non potranno trovare cure, eguali per tutti, nella loro città e nella loro regione. Non potremo mai essere soddisfatti finché i malati di fegato saranno costretti a fare viaggi della speranza in altre regioni, come i più anziani facevano andando all’estero, per curarsi o essere trapiantati. Non potremo mai essere soddisfatti finché i malati di fegato o i trapiantati, entrando in un ospedale, non troveranno una chiara indicazione dell’ambulatorio o del reparto nei quali dovranno curarsi o essere ricoverati”. Sono le parole – e la più intima convinzione – dei membri della Liver-Pool che, a distanza di vent’anni dalla nascita, continua a impegnarsi affinché si parli di malattie del fegato (e più in generale di trapianti) nelle scuole, nelle piazze, nei palazzi della politica e nel governo.
Fare in modo che i malati di fegato possano trovare cure nelle loro città e possano essere trapiantati nella propria regione, scegliendo liberamente dove curarsi in piena autonomia e libertà: ecco il sogno e la speranza di tutti i membri della federazione.
Per saperne di più abbiamo parlato con uno dei soci fondatori, primo segretario nazionale dal 2003 al 2006 e attuale Presidente della Liver-Pool, Giampiero Maccioni, tornato a vivere dal 1996 grazie al cuore ricevuto da un donatore di 19 anni. Maccioni, sardo nativo di Iglesias (Cagliari), è anche presidente dell’Associazione Sarda Trapianti “Vita Nuova Onlus” intitolata allo scomparso cardiochirurgo Alessandro Ricchi, colui che ha trapiantato il cuore che adesso batte dentro di lui.
Ufficiale in congedo dell’Esercito Italiano (Divisione Folgore), Maccioni ha sempre svolto un ruolo importante nel sociale e nel volontariato socio-sanitario.
“È vero. Ho speso molti anni della mia vita – racconta il presidente della Liver-Pool, oggi ottantenne – al fianco delle persone più bisognose, a cominciare dai tossicodipendenti (Comunità Exodus-Emmaus – Segretario Coordinamento Regionale Comunità Terapeutiche) e dai sofferenti mentali: sono stato socio fondatore e segretario dell’associazione Eta Beta Onlus dove ho promosso una campagna di sensibilizzazione tra gli iscritti in collaborazione con le campagne nazionali organizzate dalle associazioni di volontariato e il competente ministero della Salute, proponendo, anche attraverso il coinvolgimento del ministero della Difesa, analoghe attività nel più ampio settore delle Forze armate italiane attraverso la campagna dal titolo “Difendi la patria, dai valore alla vita”.
Una vita intera spesa ad aiutare gli altri. Anche perché, grazie al cuore di un ragazzo di 19 anni, Maccioni ha potuto sostituire il suo che fin dalla nascita, come il padre morto all’età di 37 anni e mai conosciuto, presentava delle malformazioni. La storia di Maccioni non è nuova, l’ha raccontata molte volte – insieme al libro che ha scritto nel 2007 – anche nella prima rete nazionale, ospite spesso del conduttore romano precocemente scomparso, Fabrizio Frizzi.
“È proprio così – conferma Maccioni – nel libro che ho scritto dal titolo “Vi darò un cuore nuovo” ho raccontato il conflitto tra morte e vita di un trapiantato di cuore nel contesto sanitario italiano. Questo volume, alla seconda edizione, è stato presentato nel maggio 2008 anche alla Fiera Internazionale del libro di Torino. Ho voluto scriverlo per mettere nero su bianco l’esperienza di un malato nei confronti dei pazienti, dei familiari e degli operatori sanitari che vivono la sofferenza e la gioia per la resurrezione a vita nuova con un trapianto. L’ho scritto anche per sensibilizzare, diffondere la cultura del dono degli organi in tutto il Paese e per dare il via a una serie di convegni che negli anni si sono tenuti in Italia. Volevo, con la mia esperienza, raggiungere più persone possibile e, naturalmente, tutte le associazioni di volontariato del settore della donazione e trapianto. Il messaggio della donazione degli organi è troppo importante e ancora non adeguatamente conosciuto”.
Proprio lui nel 2003, a Roma, è stato uno dei cofondatori a Villa Troili della Liver-Pool, guidata, al momento della sua nascita, dal professor Fabrizio Soccorsi con vice-presidente l’avvocato Antonino De Simone.
“Io ero segretario – racconta Maccioni – dal 2018 invece sono presidente e mi impegno a portare avanti i valori e gli scopi principali della nostra Federazione. Devo restituire, seppur in minima parte, il dono che ho ricevuto 25 anni fa. Avevo una brutta patologia cardiaca familiare, mio padre è morto a 37 anni senza che lo potessi conoscere. Io, invece, ho avuto la fortuna di ricevere, grazie ad un donatore del nord della Sardegna scomparso tragicamente a soli 19 anni, un cuore nuovo. Sono stato operato dal professor Ricchi all’ospedale Brotzu di Cagliari. Come potevo non impiegare i restanti anni della mia vita a fare qualcosa per gli altri? È da qui che è partito il mio impegno e, anche se in questi giorni sono reduce da una polmonite e stanno monitorando le mie funzioni cardiache e polmonari al Policlinico Umberto I di Roma, cerco di portare avanti l’impegno e gli obiettivi della Liver-Pool”.
di Francesca Franceschi
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