Gli effetti del Covid sul sommerso di epatite C e HIV
Tra gli effetti che il Covid ha generato nel corso di questi due anni c’è stato sicuramente anche un calo degli accessi ai programmi di prevenzione, diagnosi precoce e screening per i virus di epatite C e HIV. È quanto emerge dal webinar “Alla ricerca del virus: stato dell’arte e prospettive future”, promosso nei giorni scorsi da SIMIT (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e SIMG (Società italiana di medicina generale e delle cure primarie).
Pur essendo meno visibili, entrambe queste forme hanno numeri ancora importanti che generano conseguenze gravi sui pazienti che ne sono colpiti. Attuare una serie di azioni congiunte, parallelamente alle politiche di contenimento della pandemia, è fondamentale in particolare per individuare il cosiddetto “sommerso”: quell’insieme di individui che, senza esserne consapevoli, sono portatori di uno dei due virus. Anche perché, grazie ai passi in avanti compiuti dalla ricerca, oggi individuare ed eradicare l’epatite C, ad esempio, è possibile in poche settimane e senza particolari effetti collaterali. L’HIV, di contro, può essere controllato rendendo l’infezione cronica e assicurando una qualità della vita del paziente positivo in gran parte paragonabile a quella del resto della popolazione. Per individuare le persone in questione, il primo a entrare in gioco deve essere il medico di medicina generale. Da qui il senso del webinar che, nei fatti, ha presentato la nuova collaborazione tra le due società sanitarie.
Agire parallelamente sui due fronti è l’unica strada da percorrere. Sono infatti quasi 130mila, in Italia, le persone con HIV, di cui circa il 10% ne è inconsapevole. A quasi 300mila, invece, ammonta il sommerso dell’epatite C: proprio su questo ambito, nel 2020, il Governo era intervenuto stanziando fondi destinati a far emergere i casi ancora sconosciuti tra chi è in carcere o nei SERD, per poi avviare percorsi di cura specifici. A rilento anche il Piano nazionale AIDS avviato nel 2017: il Covid ci accompagnerà ancora per molto, diventa quindi necessario agire su più fronti.
Cirrosi epaticaed epatocarcinoma sono tra le morbilità maggiormente legate a epatite C e HIV: in base ai dati forniti da SIMIT e SIMG, per sei mesi di ritardo nei programmi di diagnosi precoce e screening si stima che in Italia in cinque anni saranno oltre 500 i decessi per patologie del fegato correlate all’HCV. L’avvio dei trattamenti delle nuove infezioni, che potrebbero essere diagnosticate con le indagini per scoprire il sommerso da HCV, eviterà in 20 anni 7769 eventi clinici infausti, come cancro del fegato, insufficienza epatica, necessità di trapianto del fegato e morte HCV correlata, per 10.000 pazienti trattati.