Focus 04 Dicembre 2020

Epatite C, screening nazionale per 17 milioni di cittadini. Il decreto firmato dal ministro Speranza

Saranno 17 milioni i cittadini coinvolti nello screening nazionale per contrastare il virus dell’epatite C. Dopo l’annuncio che, nei giorni scorsi, il ministro della Salute Roberto Speranza aveva fatto attraverso la propria pagina Facebook, il decreto è stato firmato e ora passerà al vaglio della Conferenza Stato-Regioni.

Obiettivo dell’indagine, che riguarderà le persone nate dal 1969 al 1989, sarà quello di rilevare le infezioni di HCV non diagnosticate, implementare la possibilità di giungere a diagnosi precoci e avviare i pazienti al trattamento così da evitare complicanze come malattie epatiche avanzate o manifestazioni extraepatiche. Il tutto per un costo stimato di circa 70 milioni di euro. Oltre ai soggetti sopra citati, lo screening coinvolgerà anche le persone seguite dai SerD (i Servizi pubblici per le dipendenze) e i detenuti in carcere. Ogni Regione provvederà a sensibilizzare i destinatari del provvedimento attraverso chiamate dei medici di medicina generale e dei servizi di prevenzione territoriale. In più, in qualsiasi circostanza che preveda l’accesso in ospedale per day hospital, ricovero o analisi di routine, ci sarà la possibilità di invitare le persone a effettuare lo screening. Ma cerchiamo di capire in cosa consiste e come avviene.

Le metodologie sono due: attraverso il test sierologico, per cercare gli anticorpi anti HCV o per mezzo del test capillare rapido e conferma successiva dell’HCV RNA in caso di risultato positivo. Per i soggetti in carico ai SerD e i detenuti lo screening avverrà prima con il test rapido su sangue intero e prelievo capillare oppure con il test sierologico. In alternativa ulteriore, direttamente con l’HCV RNA test rapido: in base alla situazione epidemiologica locale verrà stabilita con esattezza la modalità del procedimento da adottare. In caso di HCV-RNA negativo non verrà effettuato ulteriore accertamento. In caso di HCV-RNA positivo il paziente sarà indirizzato verso un centro specializzato per proseguire gli accertamenti diagnostici (stadiazione della patologia) e iniziare la terapia preferendo, per la popolazione a rischio come i consumatori di sostanze, percorsi facilitati e rapidi.

Come si legge nel testo del decreto, “per un’ampia adesione all’iniziativa, le Regioni e Province Autonome, anche in collaborazione con ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità e Società scientifiche, nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, promuovono campagne e iniziative di informazione rivolte alla cittadinanza sull’importanza dello screening e della diagnosi precoce dell’epatite C, rimarcando come una terapia precoce possa, grazie ai farmaci di ultima generazione, portare alla guarigione ed evitare l’insorgere di nuovi casi. L’informativa deve precisare, con un linguaggio semplice e facilmente comprensibile, lo scopo dello screening e il percorso diagnostico e terapeutico che seguirà al test in caso di esito positivo“.

Sono previste anche “specifiche iniziative di formazione per la diagnosi precoce e la cura dell’epatite C, anche attraverso modalità di formazione a distanza, per il personale sanitario coinvolto e per la popolazione a rischio come i consumatori di sostanze, di misure di riduzione del danno come definite dal DPCM del 12.01.2017“.

Infine, con l’obiettivo di poter valutare l’efficacia dell’intervento, conoscere le dimensioni del fenomeno del “sommerso” e poter programmare ulteriori iniziative per eradicare l’HCV, il decreto impegna ogni Regione a inviare al ministero della Salute un report semestrale che specifichi algoritmo e percorso diagnostico. Il ministero della Salute, in accordo con l’Istituto Superiore di Sanità e le Regioni, indicherà quali saranno i dati da raccogliere, il formato e le modalità di invio in modo che gli stessi risultino uniformi per tutti i territori.

SCARICA il testo del decreto firmato dal ministro Speranza