Trapianto di fegato da donatore vivente, a Modena
il secondo intervento nonostante l’emergenza Covid
Il secondo trapianto di fegato da donatore vivente in pochi mesi, nonostante l’emergenza sanitaria generata dalla nuova ondata del Covid-19. È quello che è stato effettuato al policlinico di Modena dove un’operatrice dell’Azienda Ospedaliero Universitaria ha donato parte dell’organo a sua madre, affetta da una malattia rara con alto rischio di mortalità.
La struttura modenese, che si conferma un’eccellenza nell’ambito della chirurgia oncologica ed epatobiliopancreatica, già lo scorso luglio effettuò il primo intervento di questo tipo: allora fu un giovane a donare parte del suo fegato per salvare la vita al padre. Anche questa operazione è stata firmata dall’equipe guidata dal professor Fabrizio Di Benedetto: “Se confrontiamo il dato con quello nazionale vediamo che nel paese gli interventi di trapiantologia del fegato stanno subendo un significativo calo complessivo, fisiologico alla luce del panorama storico internazionale – spiega -. Nonostante questo trend, il numero di trapianti di fegato eseguiti al policlinico di Modena è stato pari a quello dell’anno scorso, ma abbiamo ritenuto indispensabile rilanciare il programma di trapianto da donatore vivente per ridurre il rischio di mortalità in lista d’attesa“. Come ha sottolineato Di Benedetto, “il trapianto di fegato da donatore vivente, il secondo che eseguiamo quest’anno, è un intervento che prevede l’impiego di due sale operatorie attive in simultanea per diverse ore del giorno. In questo caso abbiamo lavorato dalle 5 di mattina, ora di apertura della sala operatoria della donatrice (figlia), alle 21, ora di chiusura della sala operatoria della ricevente (mamma), impiegando decine di operatori sanitari tra medici e personale infermieristico. Ringrazio il mio gruppo, il cui lavoro giornaliero ha permesso di raggiungere questo risultato straordinario”.
Anche l’assessore alla Salute della Regione Emilia Romagna, Raffaele Donini, attraverso la sua pagina Facebook, ha voluto ringraziare l’AOU per lo straordinario intervento effettuato: “Il lavoro dell’équipe guidata dal professor Di Benedetto conferma ancora una volta la qualità del nostro sistema sanitario che, anche in tempi di emergenza Covid, continua a mettere in campo risorse e professionalità che portano a questi risultati straordinari. Un risultato della Struttura Complessa di Chirurgia Oncologica Epato-Bilio-Pancreatica e Chirurgia dei Trapianti di Fegato del Policlinico di Modena reso ancor più prezioso dalla generosità della donatrice verso la madre, che ha così potuto ritrovare la prospettiva di una vita normale. Il ringraziamento che voglio rivolgere all’equipe dei professionisti sanitari, lo estendo di cuore alla donatrice, un’operatrice sanitaria dell’AOU di Modena che da mesi insieme a tanti suoi colleghi è impegnata nella lotto contro il COVID e il cui gesto di generosità ci commuove”.
Come sottolinea il direttore generale dell’AOU di Modena, Claudio Vagnini, “l’azienda non può e non intende venir meno all’offerta di cure per tutti i pazienti, considerate sia come trattamenti attivi, sia come protezione dal contagio. A questo fine, abbiamo organizzato un percorso preciso, secondo il quale il paziente accede alla struttura, riceve la cura e viene dimesso con tutte le protezioni e i riguardi del caso, affinché non contragga il virus in ospedale. Siamo orgogliosi dell’operato dell’equipe trapiantologica e di tutte le strutture che stanno lavorando in condizioni straordinarie per curare i nostri malati”. La paziente su cui è stato effettuato il trapianto era già in lista per la donazione da cadavere senza però aver ricevuto alcuna opportunità di trapianto: “In Italia e in Europa pochissimi centri sono in grado di eseguire il trapianto di fegato da donatore vivente tra due adulti – racconta il direttore di Anestesia e Rianimazione del Policlinico di Modena, Massimo Girardis – Qui possiamo offrire ai pazienti anche questa straordinaria opportunità di cura, ancor più di valore nell’attuale contesto di calo di donazioni”.
Una situazione che viene confermata anche da Nicola De Maria, dirigente medico di Gastroenterologia: “La paziente è giunta alla nostra attenzione a maggio scorso con un quadro acuto gravissimo di una rara sindrome, nella quale il sistema immunitario distrugge diverse cellule proprie, tra cui quelle delle vie biliari. La signora aveva una bassissima aspettativa di vita e l’unica cura possibile era il trapianto di fegato. A rendere l’evento ancora più straordinario è la notizia che la donatrice sia un’operatrice sanitaria della nostra azienda – aggiunge Luca Sircana, direttore sanitario dell’AOU – Questo ci emoziona profondamente, perché ci mostra operatori già provati per il lavoro che stanno svolgendo in emergenza, comunque pronti a compiere gesti come quello di donare una parte di fegato ad un congiunto. La donatrice ha seguito un programma di protezione speciale anti-Covid, fatto di tamponi seriati e quarantena fiduciaria. Pertanto, è stata dimessa in terza giornata post-operatoria con il tampone negativo”.
Commovente la testimonianza della donatrice: “Le motivazioni che mi hanno spinto a donare da volontaria una parte del mio fegato a favore di mia madre risiedono nell’affetto che provo per lei e nel mio bisogno di averla accanto nel mio cammino di vita. L’amore con l’amore si paga. L’improvvisa criticità delle sue condizioni e l’urgenza di un trattamento appropriato hanno trovato risoluzione in questo intervento: ho fatto ingresso in sala operatoria come paziente, ma anche come infermiera di questo stesso policlinico, serena e totalmente consapevole. Come operatrice sanitaria credo nella scienza, nella medicina e in chi dedica la propria vita al raggiungimento di standard d’eccellenza che poi mette al servizio di ogni singolo cittadino. Ho creduto in questi professionisti che hanno messo in campo le loro conoscenze e conclamate abilità chirurgiche e sarò per sempre loro riconoscente”. Hanno collaborato con la Chirurgia dei trapianti anche il Servizio di Radiologia del Policlinico diretto dal professor Pietro Torricelli, in particolare la professoressa Anna Rita Pecchi che ha seguito donatore e ricevente nel periodo pre e post operatorio, il Servizio psicologia AOU, in particolare con le dottoresse Marcella Vandelli e Catia Ghinelli, che hanno messo a disposizione percorsi di valutazione psicologica e di presa in cura durante le diverse fasi trattamentali, e tutto il gruppo di lavoro del Percorso Aziendale Trapianti di Fegato.