Focus 18 Maggio 2021

Il Covid genera danni al fegato nei pazienti positivi
Uno studio spiega in che modo progredisce il virus

Il Covid attacca il fegato dei pazienti positivi. A confermarlo ci pensa uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Yale in collaborazione con l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e i cui risultati sono stati pubblicati sul Journal of Hepatology. Alla base del processo patologico che genera il danno epatico c’è l’alterazione della vascolarizzazione dovuta a un’eccessiva produzione di interleuchina IL-6, una citochina che regola la risposta immunitaria dell’organismo. Il suo ruolo chiave è giocato insieme all’endoteliopatia, l’infiammazione delle pareti dell’endotelio che riveste i vasi sanguigni, responsabile del danno epatico associato a forme gravi e mortali di Covid-19. Il virus, in pratica, induce le cellule dell’endotelio dei vasi sanguigni che irrorano il fegato a produrre una proteina chiamata interleuchina IL-6, che in situazioni normali agisce con funzione di regolazione dei processi immunitari. Quando la sua produzione è sregolata ed eccessiva può portare a stati infiammatori anomali. Nel caso del Covid-19, questa tempesta porta allo stato infiammatorio (endoteliopatia) e alla coagulazione del sangue all’interno dei vasi.

Per arrivare a questi risultati sono stati valutati i campioni istologici di fegato relativi a 43 pazienti deceduti all’ospedale di Bergamo nella primavera del 2020. Si tratta al momento del primo studio mai pubblicato su modello animale che coinvolge il più grande campione numerico di tessuti umani provenienti da pazienti deceduti per infezione da Covid-19. Una delle più grandi ricerche cliniche ad aver valutato il rapporto tra danno epatico e Sars-CoV-2 aveva rilevato che su 2.273 pazienti il 45% aveva un danno epatico lieve, il 21% moderato e il 6,4% grave. I pazienti con danno epatico acuto erano a maggior rischio di ricovero in terapia intensiva (69%), intubazione (65%), terapia renale sostitutiva (33%) e mortalità (42%). Il ruolo dell’infiammazione delle cellule endoteliali era già stato ipotizzato, ma nel caso del fegato non era mai stato dimostrato su tessuto.

Precedenti studi sul Covid-19 si erano focalizzati finora soprattutto sulla coagulopatia, cioè sull’aumento delle complicanze trombotiche e microvascolari generate dalla risposta infiammatoria del sistema immunitario e derivante dalla tempesta di citochine indotta dal virus Sars-CoV-2. Nessuno studio aveva analizzato direttamente il danno sui campioni di fegato correlandolo ai dati clinici.

Ora lo studio degli scienziati italiani e statunitensi torna a porre l’accento sul ruolo dell’endoteliopatia come principale causa di danno epatico rispetto alla coagulopatia, proprio perché sarebbe la causa di quest’ultima. Questa conclusione suggerisce che l’identificazione precoce dell’endoteliopatia e le strategie terapeutiche per ridurne la accelerazione infiammatoria potrebbero migliorare il trattamento di malattia da Covid-19 grave. Lo studio conferma inoltre che l’IL-6 può essere più generalmente un potenziale bersaglio per la terapia mirata del Covid-19 anche perché il danno risulta essere diffuso nell’organismo, non limitato al solo polmone. È la strada già intrapresa da alcuni studi clinici che si stanno concentrando sulla ricerca di farmaci efficaci come inibitori dell’IL-6.