Focus 03 Giugno 2021

Trapianto di fegato con prelievo a cuore fermo Ecco come funziona la rete dell’AOU di Modena

Un risultato straordinario che ha ribadito, ancora una volta, quanto l’efficienza di una rete provinciale e regionale sia strategica per assicurare nuova speranza di vita a tanti pazienti in lista d’attesa. Questo ha rappresentato il trapianto di fegato con prelievo a cuore fermo realizzato grazie alla collaborazione tra l’ospedale Ramazzini di Carpi, l’ospedale Civile di Baggiovara e il Policlinico Universitario di Modena.

Si tratta di una procedura che viene eseguita quando è accertata la morte cardiaca di un potenziale donatore, che in base alla legge italiana è certificata dopo 20 minuti di assenza di attività cardiaca. Con tecnica, la funzionalità degli organi viene assicurata grazie all’ECMO (l’assistenza cardiocircolatoria extracorporea), che viene attivata immediatamente dopo l’accertamento del decesso. È una tecnica di alta complessità clinico-chirurgica che necessita, inevitabilmente, della collaborazione di diverse discipline, dalla terapia intensiva alla chirurgia dei trapianti, fino al laboratorio analisi e all’ingegneria clinica.

Dopo il trattamento di pre-prelievo gestito dalla terapia intensiva dell’ospedale di Carpi, il prelievo di fegato è stato effettuato a Baggiovara, per poi completare il trapianto al policlinico di Modena. Come ha spiegato il direttore generale dell’AOU di Modena, Claudio Vagnini, “all’estero il prelievo di organi a cuore fermo è una prassi molto diffusa, mentre in Italia è praticata ancora soltanto in un numero limitato di centri dotati di competenze e tecnologia adeguate alla complessità della procedura. Il nostro è uno di questi centri e come tale conferma ancora una volta la sua propensione all’innovazione continua e alla specializzazione in procedure multidisciplinari e complesse come questa”.

“In questi casi, la necessità di essere veloci e l’impossibilità di programmare hanno un significato rinnovato perché il periodo di osservazione del donatore è molto breve – racconta il professor Fabrizio Di Benedetto, direttore della Chirurgia Oncologica, Epato-bilio-pancreatica e dei Trapianti di fegato del Policlinico di Modena, che ha eseguito il trapianto – Le decisioni vanno prese in pochi minuti, con la conseguenza che tutte le strutture coinvolte sono chiamate a un notevole sforzo organizzativo. Ma ne vale decisamente la pena: questi fegati dopo il prelievo vengono perfusi con una macchina che li ossigena a pressione e temperature controllate che rigenerano le cellule epatiche e quindi hanno le stesse chance di successo di quelle degli organi prelevati a cuore battente“.