Focus 07 Novembre 2022

Una nuova combinazione terapeutica per il tumore al fegato in fase avanzata

Una nuova combinazione terapeutica potrebbe prolungare la sopravvivenza nei pazienti con tumore al fegato in fase avanzata. È quanto emerso da uno studio presentato in occasione del meeting dell’ASTRO (l’American Society for Radiation Oncology) in cui viene descritto il ruolo della radioterapia in aggiunta alla terapia sistemica nelle persone affette da questa neoplasia.

I risultati indicano che la radioterapia dovrebbe essere un’opzione di trattamento standard per i pazienti con epatocarcinoma non eleggibili alla resezione e alle altre terapie loco-regionali standard. I tumori epatici sono tra i più diagnosticati e rappresentano la terza causa di morte per cancro a livello mondiale. I tassi di incidenza dell’epatocarcinoma (HCC), il tipo più comune, negli Stati Uniti sono più che triplicati dal 1980 e anche i tassi di mortalità sono aumentati nonostante la crescente disponibilità di screening e di trattamenti migliori per le malattie che aumentano il rischio di cancro al fegato.

La terapia sistemica è lo standard di cura per coloro che non possono essere sottoposti a resezione chirurgica o ad altre terapie invasive, ma un numero crescente di studi suggerisce un beneficio della radioterapia per questi pazienti. Lo studio presentato è il primo randomizzato in Nord America incentrato specificamente sul ruolo della radioterapia proprio per questi pazienti. Sono stati coinvolti 193 pazienti (177 eleggibili per l’analisi) con tumore al fegato in fase avanzata nuovo o ricorrente, non eleggibili alla resezione chirurgica o ad altre terapie standard locali o regionali a causa di fattori clinici sottostanti o perché il tumore era tornato dopo la terapia standard. La maggior parte aveva un’invasione del tumore nella vascolarizzazione epatica (un fattore prognostico sfavorevole) e un piccolo numero aveva metastasi al di fuori del fegato. L’età media era di 66 anni (range 27-84).

I partecipanti sono stati randomizzati in 23 siti negli Stati Uniti e in Canada per ricevere sorafenib da solo o radioterapia stereotassica (SBRT) seguita da sorafenib. All’inizio dello studio, sorafenib era la terapia sistemica standard. La SBRT è stata somministrata in cinque frazioni nell’arco di cinque-dieci giorni. La sopravvivenza globale è risultata più lunga nei pazienti che hanno ricevuto una combinazione di SBRT e sorafenib, rispetto a quelli che hanno assunto il solo sorafenib. La differenza era statisticamente significativa dopo il controllo dei fattori prognostici clinici come il performance status e il grado di invasione vascolare.

La sopravvivenza libera da progressione è migliorata con l’aggiunta della SBRT, passando da 5,5 mesi con il solo sorafenib a 9,2 mesi con la terapia combinata. Gli effetti collaterali correlati al trattamento non eranosignificativamente diversi tra i gruppi di trattamento: il 42% dei pazienti nel braccio sorafenib e il 47% dei pazienti nel braccio SBRT/sorafenib hanno manifestato effetti collaterali gravi (cioè di grado 3 o superiore) e c’è stato un decesso correlato al trattamento, nel braccio solo sorafenib.