Focus 22 Settembre 2021

Una tecnica innovativa per valutare l’efficacia del trapianto di fegato

È stata sviluppata dall’AOU Friuli Centrale, in collaborazione con il Dipartimento di Area Medica dell’università di Udine, una tecnica innovativa per valutare l’efficacia del trapianto di fegato. Alla base dello studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista PlosOne, c’è il colorante biologico “verde di indocianina – ICG”, innocuo per l’organismo anche su donatori e riceventi di organo.

Grazie a questa metodologia è possibile, in maniera assolutamente non invasiva, valutare e monitorare la funzionalità epatica pre e post innesto, riducendo al minimo i rischi per il paziente che deve ricevere il nuovo fegato e favorendone così una pronta e sicura ripresa scongiurando le complicanze di un eventuale rigetto. Mininvasiva e a costo irrilevante, la procedura è di semplice applicazione: “Il colorante viene inizialmente iniettato endovena nel paziente donatore sei ore prima del trapianto e misurato attraverso uno strumento chiamato pulsiossimetro – spiega il Direttore della Clinica chirurgica ASUFC, Giovanni Terrosu – L’operazione viene poi ripetuta sul paziente in cui è stato trapiantato l’organo a 24 ore dall’intervento. La comparazione dei dati tra donatore e ricevente, che effettuiamo attraverso la scala MEAF (Model for Early Allograft Function, ndr), ci permette di capire se l’organo innestato stia funzionando bene o meno. È chiaro il vantaggio per il paziente che ha così la certezza di una ripresa rapida e in totale sicurezza”.

Il trapianto di fegato, infatti, è un processo delicato e complesso che espone l’organo a una serie di rischi con importanti ripercussioni sulla sopravvivenza del paziente stesso. Come sottolinea il dottor Vittorio Cherchi della Clinica Chirurgica ASUFC e co-autore della ricerca, insieme al professor Luigi Vetrugno, “attraverso questa tecnica, già ampiamente nota eppure mai utilizzata in questo specifico ambito, riusciamo a valutare tempestivamente la condizione del fegato una volta trasferito, a capire quale sia stato l’impatto sull’organo della fase in cui è passato dal donatore al ricevente e a predirne il recupero”.

Questa tecnica, oltre a valutare l’efficacia del trapianto di fegato, potrebbe essere utile anche per valutare, in fase preliminare, l’idoneità o meno dell’organo stesso a venire prelevato e impiantato su un altro paziente: “Tradizionalmente questa valutazione viene effettuata attraverso svariati test di funzionalità epatica e biopsie, somministrati prima o durante l’innesto dell’organo. In questo caso, invece, è sufficiente un solo esame”, conclude il direttore del Centro trapianti di fegato dell’ASUFC, il professor Umberto Baccarani.