Focus 23 Dicembre 2019

Genetica o eccesso di cibo, come gestire la malattia del fegato grasso durante il periodo delle festività

di Emiliano Magistri

Pasta, fritti, carne, pandoro, torrone e tanto altro ancora. Non è un annuncio pubblicitario, è soltanto, in rapidissima sintesi, un piccolo anticipo di ciò che ci aspetterà nei prossimi giorni e, probabilmente, fino all’inizio del nuovo anno.

Quello del Natale, seppur bellissimo e all’insegna dell’unione e della condivisione familiare, è un periodo in cui gli inevitabili eccessi di cibo e alcol rischiano di ripercuotersi sulla nostra salute. È soprattutto un momento delicatissimo per coloro che sono affetti da patologie come la malattia del fegato grasso. In molti ritengono che sia l’effetto del consumo prolungato di bevande alcoliche, oppure della genetica. In realtà, molto spesso dipende dall’eccesso di cibo, ecco perché quest’ultimo aspetto deve contribuire a tenere alta l’attenzione tra una tombola e un mercante in fiera.

Digiuno intermittente e una dieta sana, per quanto sia possibile seguirli in questi giorni, sono gli strumenti per invertire il grasso del cibo immagazzinato nelle cellule epatiche. Non bisogna dimenticare che la malattia del fegato grasso è una delle cause di cirrosi e altre patologie gravi, un problema a cui sono soggetti soprattutto i pazienti obesi o quelli con diabete di tipo 2. Ecco allora che diventa necessario tenere sotto osservazione ciò che troveremo sulla tavola.

Limitare zuccheri e carboidrati raffinati, comprese bevande analcoliche molto dolci, è importante per far sì che il nostro fegato non li trasformi in grasso che poi tende ad accumularsi nell’organo. Il digiuno intermittente potrebbe rappresentare una strategia che consentirebbe al nostro corpo, nei momenti di pausa dal cibo, di ricavare energie dal grasso corporeo. E il primo “grasso” è proprio quello del fegato.

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