Focus 14 Dicembre 2022

La rigidità del fegato aumenta dopo l’infezione da Covid

La rigidità del fegato aumenta dopo l’infezione da Covid. Lo confermerebbe uno studio sugli ultrasuoni presentato in occasione del meeting annuale della RSNA, la Radiological Society of North America.

L’analisi che ha permesso di arrivare a questo risultato prevedeva l’uso dell’elastografia a onde di taglio a ultrasuoni (SWE) e ha riscontrato il fenomeno a circa 44 settimane dalla diagnosi del contagio. Si tratta di una delle prove dei danni che il virus può comportare a livello epatico e che possono prolungarsi anche dopo la fase acuta della malattia. Le transaminasi elevate nei pazienti con Covid-19 suggeriscono la presenza di danno al fegato durante l’infezione, ma rimane sconosciuto se questo problema ne generi un altro duraturo. Per identificarlo è stata confrontata la rigidità del fegato all’ecografia SWE in soggetti con una storia di infezione da Covid con quella di soggetti sani.

Lo studio di coorte retrospettivo ha incluso 131 pazienti (67 donne) sottoposti a esami ecografici SWE tra gennaio 2019 e gennaio 2022 nel Massachusetts General Hospital. I ricercatori hanno valutato tre gruppi in base a quando hanno avuto un esame SWE ecografico e se sono risultati positivi al virus su un test di reazione a catena della polimerasi (PCR).

Il gruppo positivo al Covid comprendeva 31 pazienti (età media 53,1 anni) che avevano un risultato positivo del test PCR almeno 12 settimane prima di sottoporsi all’SWE. L’elastografia è stata eseguita a una media di 44 settimane (da 12 a 81 settimane) dopo un risultato positivo del test PCR. Il gruppo di controllo della pandemia era composto da 50 pazienti (età media 55,2) che avevano SWE ecografico durante la pandemia e avevano una storia di soli risultati negativi del test PCR. Il gruppo di controllo pre-pandemia comprendeva 50 pazienti (età media 58,2) che avevano SWE ecografico prima della pandemia. L’endpoint primario era la differenza media nel modulo di Young mediano tra pazienti post-Covid e controlli dopo aver tenuto conto di età, sesso e periodo di tempo.

Il gruppo positivo presentava una rigidità epatica mediana più elevata (7,68 kPa) rispetto al gruppo di controllo della pandemia (5,99 kPa): il gruppo di controllo pre-pandemia aveva una rigidità epatica mediana di 7,01 kPa.

Non è ancora possibile capire se la rigidità del fegato osservata dopo l’infezione da Covid possa portare a esiti avversi per i pazienti. Attualmente il team sta studiando se la gravità dei sintomi acuti correlati al virus sia predittiva della gravità del danno epatico a lungo termine. L’obiettivo è quello di arricchire il database esistente con ulteriori dati sui pazienti e una più ampia gamma di covariate per comprendere meglio gli effetti post-acuti del Covid all’interno del fegato.