Nuove opzioni terapeutiche contro le metastasi al fegato
Molti pazienti potrebbero contare su nuove opzioni terapeutiche contro le metastasi al fegato. È il risultato del protocollo sperimentale COLT grazie al quale, nei giorni scorsi, all’ospedale Niguarda di Milano è stato sottoposto a trapianto un 45enne con metastasi epatiche a seguito di un tumore al colon-retto.
Questo programma di ricerca, che come capofila ha il professor Vincenzo Mazzaferro dell’Istituto nazionale tumori, “coinvolge diversi centri italiani e ha come obiettivo quello di valutare la possibilità di trapiantare il fegato, quando questo è bersaglio di una malattia secondaria dovuta a metastasi – racconta il direttore del Dipartimento di Ematologia, Oncologia e Medicina Molecolare di Niguarda, Salvatore Siena – Si tratta un passo avanti importante nella cura di queste forme, basti soltanto pensare che fino a pochissimi anni fa per questi casi specifici non era immaginabile pensare a un’opzione di cura del genere”.
I criteri di selezione per accedere al trapianto di fegato in caso di tumore si sono andati via via espandendo negli ultimi anni: “Le linee guida degli anni ‘90 stabilivano che i pazienti con malattia oncologica primitiva del fegato potevano essere messi in lista solo se la massa era sotto i 5 cm o, in alternativa, se si avevano fino a tre lesioni ciascuna non più grande di 3 cm. Il tutto in assenza di metastasi a distanza e di infiltrazione vascolare – spiega in una nota il direttore della Chiurgia generale e dei trapianti, Luciano De Carlis – Nel 2020 queste indicazioni hanno subito una sostanziale integrazione con lo studio tutto italiano XXL sempre coordinato dall’Istituto nazionale dei Tumori con Niguarda parte attiva nella sperimentazione. Grazie a quella pubblicazione, l’indicazione al trapianto si è allargata anche a malattie in stadi più avanzati. Oggicon il protocollo COLT facciamo un passo in più e andiamo a valutare il trapianto d’organo per quei casi in cui la neoplasia epatica è conseguenza di una metastasi di un tumore originato in un altro distretto anatomico”.
Ovviamente ci sarà bisogno di un numero significativo di casi simili trattati e di un’analisi dettagliata dei follow-up per capire se il trapianto possa effettivamente diventare una delle nuove opzioni terapeutiche contro le metastasi del fegato. Di certo la possibile apertura di questa nuova strada è dovuta ai passi in avanti fatti nella cura dei tumori sulla base del profilo molecolare. “Va sottolineato il miglioramento delle terapie oncologiche e l’affinamento della selezione molecolare, che insieme possono portare a un cosiddetto downstaging della malattia – prosegue il responsabile dell’Oncologia clinica molecolare, Andrea Sartore Bianchi – e alla regressione della stessa ad uno stadio meno avanzato, tanto da poter poi intervenire con il trapianto. Proprio questo è stato il caso del paziente operato qui nei giorni scorsi che ha ricevuto chemioterapia in associazione a un farmaco a bersaglio molecolare, trattamento che ha prodotto una regressione delle lesioni neoplastiche al fegato”.
Il Niguarda Transplant Center è uno dei pochi centri in Lombardia ad effettuare trapianti per quasi tutti gli organi (cuore, polmone, pancreas, rene, fegato), senza dimenticare i trapianti di tessuti e cellule (come ad esempio le cornee). Ad oggi sono 2.450 i trapianti di fegato realizzati a partire dal 1985. I trapianti epatici portati a termine a Niguarda nel 2020 sono 120, 80 quelli realizzati da inizio 2021. Il centro ha puntato fin da subito su quelle tecniche che consentono di ottimizzare i risultati e incrementare i numeri di trapianti, come ad esempio l’intervento “split liver” e il trapianto da vivente (primo intervento italiano a Niguarda nel 2001), che grazie ad una suddivisione in due parti del fegato permette di raddoppiare gli interventi.
Al Niguarda nel 2015 è stato effettuato il primo trapianto in Italia di fegato a cuore fermo, tecnica che consente di utilizzare anche donazioni provenienti donatori non in stato di morte cerebrale.