Focus 02 Febbraio 2022

Trapianto di fegato da donatore vivente: cos’è e dove viene effettuato

Il trapianto di fegato da donatore vivente è una procedura sempre più diffusa nel nostro Paese. Avviene quando una parte dell’organo di una persona sana (il donatore) viene rimossa e trapiantata in un’altra (il ricevente) per sostituire il suo malato. Si tratta di una tecnica che è stata introdotta per ridurre i tempi delle liste di attesa, vista anche la disponibilità di organi non sempre sufficiente a soddisfare le necessità di tutti.

Donatore e ricevente non devono essere per forza parenti di sangue, ma è necessario che vengano considerati compatibili dal punto di vista medico. Quando il fegato viene donato a un paziente preciso con cui è confermata questa compatibilità, si parla di “donazione diretta”. In questo caso il donatore può essere:

  • un parente di sangue del ricevente (genitore, sorella, fratello, figlio adulto);
  • una persona vicina al destinatario (coniuge, amico, collega);
  • una persona di cui il paziente ha sentito parlare, ma che non conosce personalmente

Quando la donazione viene effettuata per aiutare uno sconosciuto in attesa del trapianto, allora si parla di “donazione non diretta”.

Il trapianto di fegato da donatore vivente consiste nel prelevare la parte destra dell’organo (circa il 60% del totale) e trapiantarla nel ricevente dopo aver rimosso l’organo malato. Quando il destinatario è un bambino viene donata la parte sinistra, più piccola: è anche possibile dividere l’organo in due parti, visto che ciascuno dei lobi ha una vascolarizzazione propria ed è in grado di drenare la bile attraverso i due dotti principali. Data poi la capacità di rigenerarsi, il fegato dopo 3-4 settimane dall’intervento torna alle sue dimensioni normali, sia nel donatore che nel ricevente. L’utilità di questa procedura sta nella possibilità di effettuare il trapianto quando il paziente manifesta la necessità di un nuovo organo, senza dover attendere i tempi delle liste d’attesa con conseguente rischio di peggioramento della malattia.

Nonostante le terapie intensive siano finite spesso sotto pressione durante l’anno (e infatti le segnalazioni di potenziali donazioni in rianimazione sono cresciute, ma solo del 4,8%), gli ultimi dati ufficiali pubblicati dal Centro Nazionale Trapianti, in merito all’attività del 2021, confermano che il numero dei prelievi di organi è tornato sopra quota 1.700, come prima del Covid. Complessivamente lo scorso anno le donazioni sono state 1.725 contro le 1.539 del 2020 (+12,1%), di cui 1.363 da donatori deceduti (+10,4%) e 362 da viventi (+19,1%).Il Veneto è stata la regione italiana dove sono stati eseguiti in assoluto più trapianti da donatori viventi (76), seguita da Emilia Romagna (64) e Lazio (46). Tuttavia, in merito al fegato è stata la Sicilia a eseguirne di più (18), poi Emilia Romagna (8), Lombardia (5) e Lazio (3).