La prognosi della colangite biliare primitiva si prevede con l’intelligenza artificiale
Una ricerca tutta italiana, condotta da università di Milano-Bicocca, ospedale San Gerardo di Monza e Data Science di Rulex di Genova, ha permesso di stabilire che la prognosi della colangite biliare primitiva (CBP) può essere prevista grazie all’intelligenza artificiale.
Lo studio, pubblicato su Liver International, si è basato sui dati clinici di oltre 12mila pazienti in tutto il mondo e ha permesso di individuare quattro nuovi sottotipi di questa rara malattia epatica. Il nuovo algoritmo si unisce agli esistenti score prognostici e consente di migliorare la valutazione prognostica dei pazienti già al momento della diagnosi. “Per noi questo studio è molto importante considerato il grande numero di pazienti italiani inclusi e le potenzialità di innovazione portate dall’intelligenza artificiale – commenta Davide Salvioni, presidente di AMAF Onlus, l’associazione italiana di pazienti dedicata alle malattie autoimmuni del fegato –. Una migliore conoscenza di queste patologie avrà sicuramente delle ricadute positive sulla capacità dei medici di gestirle in modo più efficace”.
La CBP è una malattia del fegato che, benché rara, in Italia colpisce più di 10mila persone, soprattutto donne oltre i 40 anni di età. Nell’ultimo decennio vi è stato un progressivo miglioramento della stratificazione prognostica dei pazienti che ne sono affetti, grazie anche allo sviluppo di score e calcolatori. Di recente l’intelligenza artificiale e il machine learning sono stati applicati con beneficio nello studio di malattie comuni, dalle infezioni alle malattie cardiovascolari, dal tumore alla mammella a quello del colon-retto. Nel contesto delle malattie rare, e della CBP nello specifico, mancavano tuttavia evidenze sperimentali in relazione a queste nuove tecnologie e alle loro applicazioni.
Il team del Centro Malattie Autoimmuni del Fegato di Monza guidato dal professor Pietro Invernizzi, ha utilizzato Rulex, uno strumento innovativo di analisi dati che impiega un sofisticato algoritmo di intelligenza artificiale sviluppato dal team di ricerca e sviluppo di Rulex, coordinato dall’amministratore delegato Marco Muselli, e basato su un modello teorico messo a punto all’interno dell’Istituto di Elettronica, di Ingegneria dell’Informazione e delle Telecomunicazioni del CNR di Genova.
Lo studio ha raccolto la più grande coorte mai esplorata di pazienti con CBP a livello internazionale, includendo soggetti dall’Europa, dal Giappone e dal Nord America. L’obiettivo del lavoro è stato quello di sfruttare questa enorme mole di dati al fine di migliorare la stratificazione del rischio in questa patologia rara. Sono stati identificati quattro sottogruppi di malattia, in ordine di gravità clinica crescente, basandosi solamente su tre valori di laboratorio: albumina, bilirubina e fosfatasi alcalina.
“Il team di Rulex ha raggruppato le persone con CBP in modo completamente nuovo e ha creato delle regole molto facili da applicare in clinica per classificare i nuovi pazienti già alla diagnosi – ha detto il dottor Alessio Gerussi, primo nome dello studio e ricercatore del Centro Malattie Autoimmuni del Fegato di Monza – il nostro lavoro non finisce qui: gli studi futuri saranno mirati alla integrazione dei dati clinici con i dati provenienti dal sequenziamento genetico, dalle tecniche di imaging radiologiche e dalle scansioni digitali dei vetrini dei campioni istologici. Lo scopo finale è descrivere la eterogeneità della malattia e stabilire la prognosi della colangite biliare primitiva per offrire cure personalizzate ai pazienti”.