Epatite B

Cos’è

L’Epatite B è una patologia determinata all’infezione da parte di un virus specifico (HBV) la cui comparsa può avere ripercussioni anche molto serie sul fegato (sebbene nella stragrande maggioranza delle condizioni, chi viene colpito dal virus supera l’infezione acuta e riesce a ritrovare la piena integrità fisica senza riportare danni permanenti). In alcuni pazienti, la malattia tende a divenire cronica innescando un processo di ‘progressivo cattivo funzionamento’ dell’organo, dall’epatite cronica alla cirrosi, con il rischio d sviluppo di carcinoma epatico.

Origine

L’origine è da ricercare nel virus specifico (HBV) facilmente trasmissibile da soggetto a soggetto attraverso il sangue, il liquido seminale o i fluidi vaginali. Non si ha contagio tramite strette di mano, abbracci, baci, starnuti o utilizzo di posate e recipienti ‘toccati’ dal malato, salvo non siano contaminati dal suo sangue ovvero dalle sue secrezioni sessuali. Il virus si trasmette da madre a figlio al momento del parto. Anche tatuaggi, pedicure e piercing, nonché procedure sanitarie praticati senza il rispetto e la corretta applicazione delle norme igieniche necessarie ad evitare il ‘contagio’ possono trasmettere l’epatite B, come pure l’impiego promiscuo di rasoio e spazzolino da denti.

Sintomi

La comparsa dei sintomi è in genere descritta a 90 giorni dall’inizio dell’infezione. Non è infrequente esaminare persone, sia adulte sia in età pediatrica, in cui la malattia, pur conclamata, risulti del tutto ‘silente’ fino a quando la funzionalità dell’organo non appaia compromessa in maniera grave. Come per le altre forme di epatite, possono essere presenti affaticamento, nausea, vomito, inappetenza, ittero, urine di colore scuro, dolori a muscoli e alle articolazioni.

Vi sono condizioni in cui si assiste ad una cronicizzazione dell’infezione (infatti HBV è un herpes virus ed una volta entrato in un organismo, anche a seguito della guarigione clinica, raramente viene eradicato dal suo ospite) senza sviluppo di malattia epatica (cosiddetti portatori cronici). Queste condizioni presentano però dei rischi peculiari se il portatore deve subire trattamenti medici impegnativi (es chemioterapia).

Diagnosi e cura

La diagnosi di presenza di Epatite B richiede analisi di laboratorio, ad iniziare dallo studio dei marcatori virali per HBV (HBsAg positività nel sangue). Il trattamento terapeutico consiste nel sorvegliare la sintomatologia acuta; mentre nei soggetti con Epatite B cronica, il supporto farmacologico prevede l’impiego protratto di farmaci antivirali sulla base delle singole necessità e in virtù di una valutazione clinica più complessiva del paziente. Qualora il fegato non dovesse recuperare integrità e funzionalità, in quanto ‘portatore’ di danni estesi, lo specialista può proporre il trapianto di fegato.

Una peculiare tipologia di sviluppo dell’infezione acuta è la rapida progressione nell’ambito dell’epatite acuta ad un’insufficienza epatica (epatite fulminante) che deve richiedere una tempestiva valutazione da parte di un centro trapianti per sorvegliarne l’evoluzione e decidere come sia meglio procedere.

Come per la cirrosi da Epatite C, la cirrosi alcolica e la cirrosi in presenza di NASH, anche nella cirrosi da Epatite B, anche a seguito del controllo dell’agente causale che ha generato il danno epatico è bene mantenere una sorveglianza – mediante ecografie e TC o RMN periodiche – del fegato per svolgere una diagnosi precoce del rischio di comparsa di epatocarcinoma.

Dal punto di vista della prevenzione, l’Italia prevede dagli anni ‘90 la vaccinazione obbligatoria contro l’Epatite B nei neonati, in chi è più esposto alla possibilità di contagio (ad esempio sieropositivi, dializzati o conviventi con malati) e in tutte le categorie professionali a rischio.

Anche il paziente affetto da una malattia cronica del fegato di altra natura è bene che venga vaccinato verso il virus dell’Epatite B, infatti un danno acuto legato a HBV è più grave se colpisce un fegato già malato.

Infine si ricorda che all’Epatite B si può associare cronicamente la superinfezione da parte del virus dell’Epatite delta (HDV). Quindi è bene che il portatore di HBV, sia cronico che malato, mantenga le opportune precauzioni verso il rischio di contagio (attraverso sangue e attività sessuale) da parte di questo agente.